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Joos van Cleve e il Maestro delle Mezze Figure Femminili
Madonna con Bambino e Sant’Anna
olio su tavola, cm 57,5x46,4.
Opera databile 1520 circa.
Joos van Cleve (1485 -
La figura di Joos van Cleve fu sicuramente tra le più eminenti di tutta la stagione cinquecentesca della pittura fiamminga. Fulcro della sua attività fu Anversa, città nella quale visse ed operò pur compiendo diversi viaggi in Francia e, con molta probabilità, in Italia settentrionale (secondo alcuni, due volte) dove sono oggi conservate diverse opere certamente da lui eseguite.
La pittura di questo “Leonardo del Nord” si caratterizza per il solenne respiro, dominato da una facilità e fluidità narrativa che esclude ogni rigore e scioglie con scorrevolezza entusiasta la più varia materia stilistica. Inventore fecondissimo, la sua bottega fu tra le più vulcaniche del Manierismo Anversese, votata ad una sistematico eclettismo unito ad una formidabile perizia tecnica.
Provenienza:
Coll. Cremer, Germania.
Esposizioni:
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Musei:
Opere dell'autore sono presenti in tutti i più importanti musei del mondo.
Letteratura:
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Nota:
L’opera qui presentata è da collocarsi cronologicamente nella prima maturità di Van Cleve, cioè nel decennio 1515 – 1524, proprio quando, stabilitosi ad Anversa ed aperta ufficialmente una bottega, la sua attività artistica diventa maggiormente prolifica e fruttuosa.
È questo il momento in cui il Maestro inizia ad eseguire una serie di cartoni preparatori destinati a soddisfare una sempre maggiore richiesta di opere e di modelli, sia per la sua bottega che per quelle altrui: la composizioni maggiormente replicate riguardano il tema della Virgo Lactans, della Madonna col Bambino dormiente e della Sacra Famiglia, cioè tutti quei soggetti destinati principalmente al mercato della devozione privata.
Grazie a studi condotti in tempi recenti , siamo oggi in grado di stabilire il preciso modus operandi di Van Cleve, che soleva utilizzare un disegno preparatorio su cartone poi applicato sul supporto ligneo con un doppio metodo: spolvero per la composizione generale e disegno a mano libera per rifinire le parti più importanti.
Presa in esame sotto questo punto di vista, l’opera in questione non è da meno. Un attento studio riflettografico, mai condotto prima su questo dipinto, ha evidenziato le aree di spolvero nel gruppo di figure che occupano il centro della composizione, in particolare per quanto riguarda i panneggi, che evidenziano l’uso di un cartone preparatorio. Mentre, per quanto riguarda le parti anatomiche dei personaggi, è ben visibile un ritocco delle figure a mano libera ed una serie di ripensamenti diretti sul posizionamento degli arti e sul loro reciproco rapporto proporzionale.
E se, nel presente lavoro (come negli altri di questo periodo) il gruppo di figure è stato eseguito dal Joos van Cleve, il paesaggio costituisce invece un universo stilistico a parte ed è certamente da ascrivere ad un’altra mano. È questo un punto chiave per la corretta lettura del dipinto.
Di questa squisita composizione, infatti, è nota una variante oggi conservata a Modena (Galleria Estense) in cui sono presenti parecchie differenze e che è collocata cronologicamente all’inizio del decennio (1515 ca.), costituendo il prototipo della composizione .
Oltre al generale arcaismo (vedasi, ad esempio, le aureole a raggiera) e alle differenze nel pavimento, nella sedie e nelle figure, a risultare subito evidente è la grande distanza stilistica dei due paesaggi. Se quello di Modena vanta una grammatica figurativa certamente cleviana, nel nostro è evidente la forte influenza di Joachim Patinir, figura ben nota nelle vicende artistiche fiamminghe del ‘500.
Come già ebbe modo di notare Friedlander , nella bottega di Van Cleve era attiva almeno una personalità (da lui definita “seguace A”) chiaramente distinguibile e che oggi, seguendo quando ipotizzato da W. Gibson, è identificabile con il così detto Maestro delle Mezze Figure Femminili . Sotto tale nomenclatura passano almeno due anonime personalità con compiti precisi, l’una specializzata nelle figure (spesso femminili) e l’altro attivo come abilissimo pittore di paesaggi per le composizioni proprie e altrui e certamente allievo del Patinir. Oggi è accettata l’idea che egli abbia eseguito alcuni paesaggi in opere di Bernard van Orley e Jan Gossaert (quali una Madonna col Bambino conservata a Cleveland) . Inoltre, sempre Gibson sottolinea la consuetudine da parte di Van Cleve, dal secondo decennio del ‘500 in poi, di lasciare l’esecuzione del paesaggio a degli specialisti, tra gli altri Lucas Gassel .
Considerando che l’ultima opera nota in cui è possibile riscontrare la mano del Maestro delle Mezze Figure porta la data 1532 e che il nostro dipinto si colloca in un decennio specifico, è possibile ipotizzare come data di realizzazione un anno compreso tra il 1520 ed il 1524.
Il confronto è possibile con svariate opere in cui sono identici: il ductus compositivo delle navi (tratto tipico di questo Maestro), le gradazioni cromatiche turchine e verde acqua e soprattutto la resa più didascalica e docile delle concrezioni rocciose, spesso popolate da episodi che non sono correlati al soggetto principale: l’arte del Patinir si trasforma in una formula ben codificata, con precisi motivi orografici che riecheggiano da una composizione all’altra.