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Nel 1911, "stretta" tra echi ottocenteschi e la giovane industria italiana, nasceva la Galleria Luigi Caretto. Anni presto ruggenti, in cui Torino, coi suoi monti e l'atmosfera Belle Époque, offriva lo scenario ideale per la tumultuosa avventura del giovane Luigi. Un pionere che, dismessi i comodi abiti da banchiere (Banca Caretto e Nani), si lanciò a capofitto in una passione, quella per l'arte antica, che ci porterà fino ad oggi... 100 anni dopo!
A causa di un avverso destino, spetta presto al figlio Giorgio, appena sedicenne, il difficile compito di subentrare al padre nella gestione del lavoro. Sono anni difficili, in cui il frastuono dei cannoni della Seconda Guerra Mondiale avrebbe reso improbo per chiunque, non solo per un ragazzino, fare fronte alla mancanza di una figura di riferimento familiare come Luigi.
Ma l'eredità lasciata al figlio è qualcosa che travalica il materiale per diventare una missione.
Con non poche difficoltà, ma con la forza che la palestra paterna gli ha infuso, Giorgio imbocca la sua strada. Il primo passo è decidere che la Pittura Antica è il campo su cui concentrarsi.
Sono anni avventurosi, in cui un uomo armato del suo ingegno poteva fare grandi cose: il primo quadro "scovato" da Giorgio fu un' opera di Tintoretto, caricata in spalla con delle corde e portata alla Galleria in bicicletta!
Anni di crescita, di studio e di viaggio condotti con ogni mezzo; anni che saranno funzionali a fare di Giorgio Caretto un autentico Connoisseur e nei quali si rafforzerà la convinzione che la tradizione è una forza da sfruttare e non un peso.
Ma sarà ancora Torino a fungere da rinnovata fonte di ispirazione per la Galleria. Da sempre legata alla memoria del passato, ma al tempo stesso proiettata verso l'Europa, la capitale sabauda mostra fin dal XVIII secolo un vivo interesse per l'Arte Nord Europea.
Viene quindi compiuta l'ulteriore scelta di specializzarsi nell'arte fiamminga ed olandese dei secoli d'oro, andando ad occupare una nicchia finora inesplorata in Italia. Inizia a prendere forma quel Fil Rouge che non abbandonerà più l'attività di famiglia, divenendo una peculiarità unica della Galleria Caretto.
Su consiglio della moglie Luciana, un oramai maturo Giorgio organizza una pura mostra espositiva, senza fini di vendita, con opere selezionate ed acquistate durante tutto l'arco di un anno ai fini di proprorre al pubblico uno sguardo sulle possibilità offerte dall'arte d'oltralpe.
La mostra è un successo e l'anno seguente le vendite sono entusiasmanti: comincia a crearsi un circuito di collezionismo d'arte fiammingo-
Le solide radici poste da Giorgio e la nuova linfa portata dal figlio consentono di gettare i rami della Galleria ben oltre i confini nazionali e di raccoglierne i frutti.
Inizia e crearsi col mondo accademico, da Federico Zeri a Bert Meyer, un legame che porterà a risultati di risonanza pubblica, come mostre dedicate ai temi specifici della pittura fiammingo-
Fra tradizione e innovazione, Luigi Caretto continua ancora oggi il lavoro di famiglia.