Key Willem - Galleria Luigi Caretto

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Key Willem

Quadri mostra
 
 

Willem Key

"Cristo Portacroce"
olio su tavola cm98x71
opera databile 1550 circa.


 
 
 
 


 

Willem Key (Breda, 1515 circa – Anversa, 1568)
Pittore attivo ad Anversa, dopo un probabile apprendistato presso P. Coeck, nel 1540 fu allievo di Lambert Lombard.

Provenienza: Collezione privata, Belgio.

Letteratura: R.H.Wilenski, Flemish Painters,1960, 1970, pag.50-51; M.J.Friedlander, Early Netherlandish Paintings, Ed.1975.

Nota: Il dipinto è un'altra versione di un Cristo Portacroce realizzato da Key e studiato dal Faggin, nel quale sono riscontrabili alcune piccole varianti compositive e la decisione di caratterizzare con due fisionomie diverse i volti di Cristo.
Da un punto di vista stilistico, il dipinto ha forti rimandi all'arte di Porbous e Frans Floris, ma è la
composizione ad essere molto particolare e quantomai interessante per questo soggetto molto diffuso.
A differenza di altre opere di soggetto religioso, qui il Key si sbizzarrisce in soluzioni spaziali inedite: In primo piano un Cristo Portacroce ha sulle spalle un tronco appena sbozzato, con le venature del legno ancora ben visibili. Dietro di lui, segue un uomo anziano,  forse la figura più bella del dipinto. Il volto è ben caratterizzato e tridimensionale, i movimenti muscolari dell'espressione facciale e del braccio sono vigorosi, con le vene tese e le rughe marcate. Estremamente fini sono le pennellate con le quali vengono definite le setole della barba.
In secondo piano, compare uno dei due ladroni che verranno crocefissi assieme a Cristo, sospinto da un aguzzino ad effiancato da un altro personaggio. Qui, le espressioni sono fortemente accentuate e dense di negatività. Entrambe le figure rivolgono lo sguardo direttamente allo spettatore, espediente escogitato per coinvolgere maggiormente chi guarda all'interno della scena. Il corpo del ladrone è muscoloso, seguendo i canoni cari al Manierismo Nordico, mentre l'aguzzino agita le mani con cui tiene la corda in un movimento vorticoso e carico d'ira.
Attraverso la linea di diagonali della croce, appare tutta la genialità della composizione, giocata sui paralleli formali e contenutistici. Davanti vi è una scena dinamica ma di più ampio respiro, dietro appare un movimento più concitato e drammatico. Il legno grezzo della croce pone visivamente un limite  tra le due scene. Il tutto è acuito da espedienti che sollecitino nascostamente l'occhio: l'altro legno della croce collega invece le due zone in modo che lo sguardo si sposti, seguendo una linea obliqua, da una scena all'altra.  A conferma, la posizione ed il colore del braccio del soldato in primo piano trovano un corrispettivo nel corpo del Ladrone: entrambi seguono la stessa linea curva ed hanno esattamente la stessa cromìa. Lo spettatore non può, quindi, che scorrere continuamente con lo sguardo.
Siamo decisamente di fronte ad un'opera che non esiterei a definire "cinematografica" e modernissima per inventiva e impostazione!

 
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